Ascesa oscura _ Altar of the Dead Gods
Era il penultimo della fila. Davanti a lui, silenziosi nelle loro vesti rituali, i suoi compagni del culto procedevano di passo rapido.
Attraversando i corridoi e le stanze sotterranee con la sicurezza e rapidità di chi percorre sentieri ben conosciuti.
Meyer si era votato al culto qualche mese prima. Stanco di doversi procacciare, con difficoltà, quanto necessitava alla sua famiglia, aveva scelto di seguire il consiglio di un amico e si era presentato spontaneamente nel luogo in cui si svolgevano le funzioni.
Dapprima il maestro, o come tutti lo definivano l’Evocatore, aveva conversato a lungo con lui, dandogli tutte le spiegazioni e chiarimenti Meyer avesse bisogno. Così dopo meno di tre giorni, Meyer venne scelto per il rito d’iniziazione. Da allora erano trascorse settimane durante le quali aveva ascoltato gli infervorati sermoni che l’Evocatore era solito recitare durante le loro riunioni settimanali. Fu al termine di una di esse, che fratello Tooms gli si avvicinò. Tooms era già parte del gruppo prima che Meyer vi si aggregasse. Aveva dimostrato le giuste doti e l’Evocatore lo aveva introdotto a riti più oscuri e potenti. Ora Tooms era uno degli Iniziati - così erano definiti i cultisti a cui era permesso intraprendere il Percorso dell’Insostenibile Verità. Così, quando Tooms gli si avvicinò, Meyer fu da un lato sorpreso, dall’altro si sentì per un attimo in soggezione.
“Meyer, sia lode a Shy’og!” proruppe Tooms.“Lode alla portatrice di verità” rispose Meyer con enfasi. Tooms sorrise, si alzò il cappuccio e accorciò ulteriormente la distanza che lo separava dal viso di Meyer: era questo un segno che aveva cose importanti da riferirgli. Anche Meyer alzò il cappuccio.
“Meyer, l’Evocatore pensa che tu sia pronto” sussurrò Tooms “quindi, domani, scenderai con noi nel Tempio per assistere e prendere parte al rituale oscuro. Sarà il tuo nuovo battesimo.” aggiunse Tooms guardandolo intensamente negli occhi e trattenendogli in modo fermo il polso sinistro con la mano.
Questo gesto e le parole sussurrate da Tooms ebbero su Meyer un profondissimo influsso. Trattenendo a stento la gioia, assunse un’aria seria ringraziando in modo formale l’Iniziato. Quando Tooms fu sufficientemente a distanza, Meyer si lasciò andare ad un gesto di compiacimento: finalmente poteva aspirare ad entrare negli Iniziati!
Così eccolo ora fremente, a seguire il gruppo degli Accoliti guidato dall’Evocatore e da un paio di Iniziati, verso le profondità del Tempio Sepolto. Era la prima volta che vi metteva piede e sebbene fosse consapevole che là e solo là si celavano i misteri della Portatrice di Verità, era terrorizzato. L’oscurità intorno era opprimente. Le ombre lanciate sulle pareti dal fascio delle lampade sembravano animarsi di vita propria e seguirli, e gli strani disegni e sculture che si incrociavano di quando in quando contribuivano ad incutere in lui sempre più timore.
Ad un tratto, un gesto dell’Evocatore fece fermare la processione. Meyer si guardò intorno: erano arrivati in una stanza molto grande della quale non si vedeva chiaramente il fondo per via di una foschia densa che rimaneva bassa vicino al pavimento. Il gruppo si dispose a semicerchio, in attesa delle parole del maestro. “Sia Lode a Shy’og!” esclamò, il tutto amplificato dal luogo in cui si trovavano, il cui soffitto doveva trovarsi molto più in alto, ma pressoché invisibile nell’oscurità. L’Evocatore proseguì “Siamo scesi questa notte per poter celebrare il passaggio di alcuni nostri confratelli. Ascendere alla conoscenza della Insostenibile Verità - tutti fecero il segno di Shy’og - è un percorso che è a disposizione solo di pochi”. L’Evocatore si spostò di lato, rivelando dietro di sé quello che sembrava essere un altare o un sarcofago. La luce delle lampade sembrava non riuscire ad illuminare completamente sebbene fossero sufficientemente vicine. La materia di cui era fatto non gli ricordò nulla di conosciuto: non sembrava granito o marmo e neppure tufo. La pietra, se pietra era, aveva un uniforme e distrub
ante colore nero, lucido. Sembrava come se qualcuno l’avesse appena ripulito poiché non vi era traccia alcuna di polvere su di esso.
L’Evocatore proseguì. “Che gli Accoliti si facciano avanti per ricevere il dono di Shy’og!”. Meyer e gli altri tre Accoliti, si mossero verso l’altare seguendo l’Evocatore che nel frattempo aveva preso posto alle loro spalle. Il rituale, era stato spiegato loro, prevedeva che ora si dovessero inginocchiare e quindi prostrarsi in attesa di ricevere l’investitura dal maestro.
Meyer compì i gesti previsti e mentre teneva il viso rivolto verso il pavimento, udì l’Evocatore intonare una serie di invocazioni in una lingua a lui assolutamente sconosciuta. Le parole dell’Evocatore parvero avere effetto: Meyer sentì distintamente il pavimento vibrare, sebbene in modo sommesso, come se qualcuno stesse camminando con passo pesante vicino a lui. Allo stesso tempo un tanfo insopportabile si manifestò di colpo. Meyer non resistette alla tentazione ed alzò il viso: a poco meno di un metro da lui ciò che un momento prima gli era parso un altare, ora si era mutato in un ammasso informe da cui fuoriuscivano sfilacci e tentacoli che si muovevano in ogni direzione. Il cantilenare dell’Evocatore si era fatto ora più acuto e il volume più alto e ad esso si erano aggiunti i due Iniziati. A Meyer parve di riconoscere la voce di Tooms, ma non ebbe modo di sincerarsi poiché un fascio di materia nera si staccò dal grumo e gli agguantò il braccio sinistro, ricoprendolo. Meyer non fece in tempo neppure ad urlare che venne strattonato verso l'ammasso informe che ora mostrava avere anche diversi occhi e orifizi simili alle bocche delle sanguisughe. Il suo corpo, così come quello degli altri due accoliti, venne in un attimo avvolto dalla viscosa massa nera ed inglobato in essa. Meyer ora non esisteva più. Era asceso a un livello superiore. Aveva ricevuto il più grande dono di Shy’Og: divenirne parte.
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